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CAPITOLO QUARTO. LA NUOVA FASE

Sezione 6

Il Consiglio del Mondo affrontò il caos con una grandezza di spirito senza precedenti. Non pronunciò dichiarazioni ampollanti; semplicemente agì. Il primo compito era assicurare il controllo dei materiali atomici dispersi e dei laboratori di ricerca. Non per scopi bellici—questi tempi erano tramontati—bensì per controllare i depositi radioattivi e impedire ulteriori contaminazioni.

Ma l'aspetto più straordinario dell'azione del Consiglio fu la sua capacità di nutrire e alloggiare miliardi di persone in condizioni di caos totale. Utilizzando i mezzi di trasporto atomico e le tecniche di conservazione alimentare sviluppate negli ultimi anni, il Consiglio organizzò una distribuzione globale senza precedenti. Non vi erano favoritismi nazionali o raziali—il cibo andava dove era necessario.

L'energia atomica, così terribile nell'applicazione bellica, rivelò il suo vero potenziale. I reattori atomici controllati fornirono calore e potenza per costruire rapidamente strutture di riparo. Macchinari guidati dall'energia nucleare dissodarono la terra; impianti di desalinizzazione trasformarono l'acqua salata in acqua dolce. La scienza, liberata dai vincoli commerciali, si mostrò infinitamente creativa.

Il sistema economico capitalista si dissolse come neve al sole. Nessuno aveva scritto nuovi trattati filosofici per demolirlo—semplicemente, il bisogno umano immenso e la necessità di coordinamento globale lo resero obsoleto. Chiunque accumulasse, chiunque creasse scarsità artificiale in un mondo che moriva di fame, era un pazzo o un criminale. Il Consiglio procedette senza esitazione.

L'agricoltura fu trasformata radicalmente. Dove un tempo i contadini aravano la terra con metodi medievali perpetuati per millenni, sorsero ora gilde agricole moderne. Uomini e donne, liberati dalle catene del latifondo, divennero tecnici dell'alimentazione. Laboratori centrali sviluppavano nuove varietà di colture; campi sperimentali testava metodi di coltura intensiva. La fame che aveva marchiato l'umanità per migliaia di anni diventò un ricordo.

Attorno ai grandi centri di produzione energetica sorsero i cosiddetti "campi urbani moderni"—comunità organizzate con scopi specifici. Qui vivevano insieme ricercatori, ingegneri, lavoratori comuni, famiglie. Non erano città nel senso antico, ma istituzioni sociali nuove, animate da scopi comuni anziché dal caos commerciale.

Il Consiglio non imponeva queste trasformazioni per decreto tirannico. Piuttosto, creava le condizioni affinché la necessità umana e la solidarietà naturale operassero. Coloro che resistevano ai nuovi ordini erano pochi e sempre più isolati. Nella maggior parte del mondo, le persone scoprirono con meraviglia che potevano vivere senza il peso dell'avarizia, della competizione forsennata, della paura della povertà.