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CAPITOLO QUARTO. LA NUOVA FASE

Sezione 7

Una delle decisioni più sagge del Consiglio fu l'adozione di una lingua universale. Per migliaia di anni, la molteplicità delle lingue aveva frammentato l'umanità. Anche quando i principi erano chiari, le parole si perdevano nella traduzione; gli equivoci si moltiplicavano; la comunicazione rimaneva imperfetta.

Il Consiglio non cercò di eliminare le lingue locali—questo avrebbe provocato una rivolta legittima di popoli attaccati alle loro tradizioni. Invece, proclamò il "Nuovo Inglese" come lingua franca della Repubblica Mondiale. L'Inglese, per caso storico, era già ampiamente parlato nel commercio internazionale. Ma ora il Consiglio lo semplificò e lo standardizzò.

Il Nuovo Inglese eliminò le irregolarità grammaticali che avevano reso la lingua così difficile. I tempi verbali si ridussero a pochi modelli regolari. Le eccezioni ortografiche furono abolite—ogni parola si scriveva secondo i medesimi principi fonetici. Il vocabolario fu limitato inizialmente a duecentocinquantamila parole, selezionate con cura per precisione e chiarezza. Niente di ambiguo; niente di poeticamente inutile.

Naturalmente, gli scrittori e i linguisti tradizionali protestarono. Come poteva la poesia sopravvivere in una lingua così ristretta e sistematica? Come l'arte della comunicazione non soffrirebbe di questa meccanicità? Il Consiglio sorrise. L'arte, disse, fiorisce quando i fondamenti sono chiari. È la confusione che uccide la creatività, non l'ordine.

In verità, il Nuovo Inglese si dimostrò straordinariamente efficace. Entro una generazione, chiunque sulla Terra poteva comunicare direttamente con chiunque altro, senza intermediari. Le riunioni del Consiglio stesso si tennero in questa lingua comune. Gli insegnanti, i tecnici, gli scienziati potevano collaborare senza i ritardi della traduzione.

Ma il Consiglio comprese che una lingua comune non era sufficiente. La civiltà umana aveva bisogno di nuovi fondamenti in quasi ogni aspetto della vita. Il calendario, ad esempio, era un caos di convenzioni incoerenti. Mesi di diversa lunghezza; settimane che non combaciavano; festività religiose che cambiavano data ogni anno. Come potevano gli uomini coordinare le loro azioni in un tale disordine temporale?

Il nuovo calendario possiede tredici mesi, ognuno di quattro settimane esatte. Ogni mese ha ventotto giorni—quattro settimane di sette giorni. Il calendario è perfetto, regolare, prevedibile. Un giorno supplementare (il giorno di Brissago) è aggiunto ogni quattro anni. Non ci sono più eccezioni, non più confusione.

Infine, il sistema monetario fu rivoluzionato. Il denaro, per millenni, era stato basato su metalli preziosi—oro, argento—o su convenzioni commerciali storicamente determinate. Il Consiglio introdusse una moneta nuova, l'Unità Energetica. Il valore di ogni unità corrisponde alla capacità di compiere una determinata quantità di lavoro energetico—calore, movimento, trasmissione di forza.

In questo modo, il denaro cessa di essere un'astrattezza. Non è più possibile accumulare ricchezza parassitaria—il denaro rappresenta unicamente il valore reale del lavoro energetico. Un uomo che costruisce una casa accumula valore reale. Un uomo che semplicemente accantona oro non accumula più nulla di sostanziale.

Questi tre cambiamenti—la lingua universale, il calendario razionale, il sistema monetario energetico—costituivano la struttura nervosa della nuova civiltà. Erano gli strumenti attraverso cui il Consiglio poteva coordinare l'attività dell'intera umanità. Non erano imposizioni tiraniche, ma le fondamenta razionali su cui costruire una società veramente universale.